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è notizia di pochi giorni fa che una Influencer da 2,6 milioni di follower non sia stata in grado di vendere 36 t-shirt del proprio brand. Da qui, ovviamente, la teoria per cui l’influencer marketing stia per esplodere dopo anni di crescita a 2 cifre e soprattutto della pubblicazione di presunti insight (spesso non veri) su compensi spropositati agli influencer vip giusto per “alimentare la discussione” (click-bait).

Ma andiamo per ordine: Ariana Renee, conosciuta su Instagram come @Arii, è una influencer diventata famosa grazie a Musicall.ly, il social network poi fuso con Tik Tok che permetteva agli utenti di caricare video della durata da 15 secondi ad un minuto e aggiungere canzoni delle quali facevano il lipsync (facevano finta di cantare).
Arii è poi riuscita a spostare o quantomento creare una fanbase anche su Instagram, dove ha attualmente 2.6 milioni di follower, che come dicevamo non sono bastati però a vendere 36 magliette del suo brand ERA. La ragazza californiana infatti nei giorni scorsi ha pubblicato un post poi eliminato in cui scrive che, nonostante averci messo il cuore, aver ingaggiato fotografi e make up artist, la compagnia con la quale lavora non procederà a produrre la sua collezione per soli 36 ordini. Da queste dichiarazioni Arii è passata ad accuse gentili, rivolte a tutti i suoi amici che non hanno ripostato e supportato il progetto, nonostante lei abbia sempre sostenuto le loro iniziative.

Ovviamente non sappiamo questi 2,6 milioni di follower come fossero stati generati ma prevedere invece l’insuccesso di Ari, si, e in maniera abbastanza semplice. Indagine che se fossi nei brand che hanno investito su di lei andava assolutamente fatta. Secondo Ninjalitics, un tool per l’analisi dei profili e delle pagine Instagram, si evince come nonostante i 2,6 milioni di follower la media dei like per post è 33782, quella dei commenti è 183, delle views è 74611 mentre l’Engagement Rate è di 1.29%. Tutti questi dati, in particolare l’ultima percentuale, che rappresenta il tasso di coinvolgimento dei fan su una determinata pagina o profilo aziendale, sono decisamente inferiori paragonati alla media di altri profili con gli stessi follower e fondamentale campanello di allarme per un brand.

Però tralasciando il caso specifico di Ari possiamo dire che ci insegna alcune cose che ci aiutano a interpretare tutto il fenomeno degli influencer:

  • il numero di follower non è IL numero ma UN numero. E non è così influente come sembra, anzi
  • Attenzione: l’engagement rate non spiega tutto. Se con 20 follower avete 10 like a foto avete un Engagement rate del 50% che è altissimo certo, ma sono pur sempre 10 like.
  • ci sono quindi numeriche da interpretare contestualmente e finalmente, grazie a Ninjalitics, pubbliche.
  • se sei un brand e vuoi investire in un influencer è imprescindibile  avere queste numeriche non dall’influencer ma appunto da un tool esterno
  • trovato l’influencer giusto è imprescindibile avere una strategia di marketing studiata e ingaggiante perchè da sempre:
  • Content is the King
Massimo Rinaldi

Designer e Direttore creativo con forti competenze nella comunicazione digitale. Oltre 10 anni di esperienza in progetti digitali e di comunicazione per clienti come Ferrero, Intesa San Paolo, Barilla, Unicredit, Max Mara Group, e applicazioni mobile per iOs, Nokia e Android, dove si é occupato di definire Customer journey, User Experience e User interface. Oggi è partner e direttore creativo di Ventisette Digital. IG @massimorinaldi27