Skip to main content

Siamo volati a New York per festeggiare i nostri 10 anni e scoprire le nuove tendenze nella città che cambia sempre (logo compreso!).

Chi ci segue da tempo (💙) lo sa: ogni anno organizziamo un viaggio per tutto il team di VENTISETTE Digital, occasione sia per sviluppare i progetti di Travel storytelling commissionati dai nostri clienti sia per nutrire la formazione professionale e la ricerca personale di tutti i membri dell’Agenzia.

Infatti, se raccontare storie per i brand è parte del nostro lavoro, viaggiare è il modo che preferiamo per raccoglierle, arricchendo noi stessi e la brand strategy che vogliamo costruire.

VENTISETTE vola a New York

Per festeggiare i nostri primi 10 anni quale miglior regalo di New York? La città che – ancora oggi – rappresenta per eccellenza il centro di nascita e diffusione delle nuove tendenze globali, in ogni settore, meta ideale, quindi, per ricercare originali spunti creativi, osservare i comportamenti degli abitanti della “capitale del mondo”, scoprire trend ancora inediti in Italia ma destinati, inevitabilmente, a travolgerci nei prossimi mesi.

Da Williamsburg – il nostro hub in questi giorni e l’area che, insieme all’intero borough di Brooklyn, ha visto nascere molte delle sottoculture poi diventate mainstream in tutto il mondo (l’hipsterismo vi dice qualcosa?) – ai quartieri storici di Manhattan, protagonisti di continue mutazioni, le cose che abbiamo notato sono molte. E saranno al centro delle nostre riflessioni nelle prossime settimane.

Ma prima di darvi appuntamento a questi approfondimenti, possiamo già accennare a un punto – tutto di tema comunicativo – che ci ha colpito immediatamente, appena abbiamo messo piede a Times Square. Il 20 marzo scorso, infatti, è stato ufficialmente presentato il nuovo logo della città, creato dall’art director Graham Clifford: WE ❤️ NYC.

Il nuovo logo della città: WE ❤️ NYC

Nelle intenzioni dei promotori (l’organizzazione nonprofit “Partnership for New York City”), il nuovo marchio è idealmente destinato a sostituire lo storico I ❤️ NY disegnato da Milton Glaser nel 1976 per rilanciare il turismo in città (che in quegli anni non brillava come oggi a causa di covid, criminalità in aumento e degrado diffuso). Un logo che, grazie alla sua semplicità e all’intuizione di inserire il simbolo ❤️, è diventata un’icona pop riconosciuta in tutto il mondo, oltrepassando i confini cittadini.

La nuova campagna, nata come negli anni ’70 per rispondere a un periodo difficile per la città, ha l’obiettivo dichiarato di valorizzare il senso di comunità e condivisione, superando gli individualismi: ecco perché il pronome I si è allargato a WE.

Che cosa è successo, invece, a livello puramente grafico? La prima cosa che si nota è il cambio di font: da un American Typewriter, così caratteristico della grafica editoriale anni ’70, a un Grotesque Sans, più semplice e moderno, evoluzione in linea con la quasi totalità dei restyling di loghi storici a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, nel nome della semplificazione.
Per quanto riguarda l’iconico cuore, il simbolo diventa tridimensionale e molto simile all’emoji che usiamo nelle nostre chat: un evidente desiderio di adattarsi ai nuovi contesti digitali, sempre più predominanti (ma con il rischio, secondo noi, di aggiungere una “pesantezza” superflua).
Cambia anche la disposizione degli elementi, che si allargano in orizzontale e dispongono il cuore più in alto rispetto al logotipo. Una scelta che, a nostro avviso, dà un senso di decentramento al logo, che perde la struttura quadrata ma non ne acquista nemmeno una perfettamente rettangolare.

(Primo) giudizio complessivo?

La spinta a rinnovarsi che ha portato all’idea di aggiornare il logo è condivisibile (ed è anche ciò che anima e rende grande New York, in ogni aspetto), così come il messaggio sociale che trasmette (dare valore alla collettività: la città, come tutti gli Stati Uniti e il mondo intero, è sempre più multiculturale e l’isolamento dovuto alla pandemia ha colpito duramente tutti, in particolare nelle metropoli).
Ma l’esecuzione grafica poteva essere studiata più approfonditamente: intervenire su un logo così iconico non è mai facile, e la polemica è sempre dietro l’angolo (esattamente ciò che è avvenuto tra la maggioranza dei Newyorkesi), ma si sarebbe potuta cercare una soluzione che abbracciasse le nuove sensibilità senza il rischio di perdere l’identità.
O, forse ancora peggio, di fornire una proposta destinata ad essere ignorata.