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Oggi, forse anche a causa di questi tempi difficili, vediamo i Podcast diffondersi più che mai nelle strategie di comunicazione dei brand, andando oltre alle semplice informazione o all’intrattenimento.
Perché? Perché con una distanza sociale imposta c’è bisogno di sentirsi più vicini sfruttando i mezzi che abbiamo a disposizione. C’è bisogno di “sentire” in un modo differente. Qui si inserisce il podcast e il suo sound-storytelling.
I brand devono in questo contesto far sentire la propria voce ai consumatori, creare un legame di affezione.

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Un passo indietro, cosa sono i Podcast?

I podcast sono contenuti audio finiti e pronti per essere ascoltati, solitamente di natura seriale, fruibili direttamente dal proprio smartphone e scaricabili da internet attraverso piattaforme dedicate come ad esempio Spotify o Google Home.
La loro nascita risale agli anni 2000, ma solo nell’ultimo periodo assistiamo a una vera esplosione: con una audience triplicata nel giro del 2019 in Italia, e un mercato pubblicitario collegato che, secondo una stima di IAB, potrebbe superare il miliardo di dollari nel mondo già nel 2020, i podcast sono senza dubbio uno dei trend più interessanti del panorama mediatico attuale, con più di 7 milioni di ascoltatori solo nel nostro Paese.
Un podcast, a differenza della radio, non ha un orario prestabilito ed è caratterizzato da un argomento preciso; ne troviamo infatti di disponibili inerenti ai più svariati temi.
I destinatari principali dei podcast sono la generazione digitale, la generazione Z e i Millennials.
Tra i 18 e 25 troviamo poi gli ascoltatori più assidui, quelli che sono presenti quotidianamente e ascoltano podcast in lingua italiana ma anche in inglese.
La fascia d’età che però ne fruisce in generale va dai 18 ai 40 anni.

Che cosa spinge gli utenti ad ascoltare i podcast? 
La voglia di imparare in un modo nuovo, ma anche il desiderio di trovare compagnia in un momento di relax. Si ricercano, quindi, contenuti informativi ma anche di intrattenimento puro da ascoltare mentre si svolgono altre attività.

Quali sono i contenuti più diffusi?
Rispetto a febbraio registriamo un:
+700% Tempo Libero
+600% Educazione (complice probabilmente l’obbligo di seguire le lezioni da casa)
+ 600% Società e Cultura
+500% Arte
+400% Libri (ovvero, show su letture, consigli, commenti ecc.) che arriva ad una crescita di oltre il 400%

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Italiani, popolo di podcaster

Con il lockdown gli italiani si sono scoperti “podcaster”: i dati di una piattaforma leader del settore come Spreaker dimostrano che i nostri connazionali stanno scoprendo il mondo dei podcast non solo come fruitori, ma anche come produttori di contenuto.

Gli italiani hanno ‘scoperto’ l’universo dei podcast: basti pensare che nel nostro Paese la media mensile di ascolti di podcast su Spreaker è aumentata, tra dicembre 2019 e marzo 2020, del 50%.

Il dato che stupisce principalmente di questa nostra ‘podcast revolution‘ però è che gli italiani stanno rapidamente passando dall’essere prevalentemente ascoltatori di podcast a diventare creatori di podcast: nel mese di marzo 2020 su Spreaker l’aumento dei podcaster è stato del 500% rispetto a febbraio.

 

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I podcast in ambito business

Molti brand hanno iniziato a utilizzare i podcast come strumento per raccontarsi e intrattenere.
Perché?
Il podcast è un formato che si presta a raccontare liberamente una storia di valori, i valori di marca e offre quindi la possibilità di instaurare un rapporto intimo con il consumatore.
Nel 2020 si è parlato ancora troppo poco di identità sonora di un brand, ma questa tendenza diventerà centrale nel 2021 (è arrivato da pochissimo anche il formato 8D, per un’esperienza d’ascolto immersiva e avvolgente a 360 gradi, in cui il suono, che nelle registrazioni tradizionali si “muove” da destra a sinistra, circonda l’ascoltatore a 360 gradi, facendo sentire quest’ultimo al centro delle scena).

Definire una voce non significa solo andare anche al di là delle parole ma identificare anche il timbro, il ritmo o la musica giusti per accompagnare il nostro messaggio.
Raccontare un prodotto attraverso una voce contribuisce alla creazione della sua percezione da parte dei consumatori.
Ogni dettaglio associativo è fondamentale e mai deve essere casuale; tono di voce e linguaggio devono essere sinceri, risultare reali, intimi e espressivi perché attraverso questi vengono raccontate storie reali e vere.
L’obiettivo è costruire un legame, tessere un rapporto di fiducia con il consumatore attraverso la sincerità del linguaggio.
I vantaggi per un brand di usare questo formato sono molteplici: creare un legame, espandere il proprio universo narrativo sui media digitali, costruire contenuti originali, raggiungere un nuovo target, assumere un nuovo posizionamento e misurare analiticamente i risultati ottenuti.

Ovviamente, come per tutti i mercati in rapida ascesa, stanno arrivando alla velocità della luce tool e piattaforme per misurare il rendimento anche di questa tipologia di contenuti, così che i brand possano iniziare a sviluppare strategie strutturate e sempre più efficaci: Google ad esempio ha ampliato i tool di Analytics con Podcast Manager, che fornisce agli editori una serie di dati ed analisi per monitorare l’audience dei Podcast, tra cui numero di ascolti per un episodio e per i singoli segmenti e l’analisi anonimizzata dei dispositivi utilizzati.
Per ora, Podcast Manager funziona solo per gli ascolti che si verificano sulle piattaforme di Google stessa, come l’app Podcast di Google, Google Home e il lettore di podcast incorporato nei risultati di ricerca di Google.
Si tratta di uno strumento, dunque, ancora parziale ma che va in una direzione di sviluppo molto interessante anche per il mercato pubblicitario.

In questo contesto e su questa nuova onda i brand di oggi si devono confrontare con una nuova sfida: trovare la propria autenticità e saperla raccontare.
Cosa aspettate quindi, brand?

Federico Menziani

Partner, Managing Director Dopo la laurea in Bocconi (2010) entra nell’area marketing di Nike Italia dove si occupa di visual merchandising e product presentation. Nel 2012 entra nella sua prima agenzia come project manager pr, seguendo clienti come Vodafone, Conad Centro Nord e Terna in attività di accounting e ufficio stampa. Nel gennaio 2013, a 27 anni, fonda VENTISETTE.