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Come fa il motore di ricerca a recuperare le informazioni contenute nei i siti web presenti in rete? Attraverso i “bot”.

I bot (abbreviazione di “robot” spesso chiamati anche “web robot”) sono programmi che attraverso complessi algoritmi, scansionano le pagine web seguendo un link dopo l’altro per recuperare tutte le informazioni contenute nei siti. Queste informazioni vengono poi elaborate e proposte agli utenti nei risultati di ricerca e sui social network.

Questi algoritmi si sono evoluti tantissimo negli ultimi anni ed un bot riesce ad elaborare la pagina anche dal punto di vista semantico; riesce cioè a “capire” se la pagina ha solo contenuto informativo oppure no, di quale argomento si sta trattando, se la pagina è parte di un sito e-commerce, ecc…

Molto spesso, però, è necessario guidare i bot per fare in modo che possano recuperare le informazioni in modo corretto dalla nostra pagina web. Per fare questo, sono disponibili i microdati.

Cosa sono i microdati?

I microdati (o dati strutturati) sono una serie di informazioni che descrivono al bot il contenuto della nostra pagina web. Queste informazioni non sono visibili da chi sta navigando il sito in modo “classico”, cioè dalla modalità visiva del browser. Sono scritte nel codice HTML, e quindi nella parte nascosta all’occhio del visitatore ma ben reperibile dal bot.

Prendiamo come riferimento la scheda prodotto di un sito e-commerce; attraverso i microdati possiamo indicare al bot dove si trovano il prezzo intero e quello scontato, qual è la quantità di prodotti disponibile, qual è l’immagine principale e così via.

Tutte queste informazioni, se strutturate in modo corretto, possono aiutare il bot di Google a creare un risultato in SERP più completo, oppure possono suggerire al bot di Meta dove sono le informazioni corrette per migliorare la sezione “Shop” della nostra pagina Facebook.

Come funzionano i microdati?

Come detto in precedenza, i microdati sono presenti nel sorgente HTML della nostra pagina web. Questi dati sono informazioni aggiuntive “invisibili” che vengono inserite nel punto in cui è presente il contenuto di nostro interesse, e seguono una specifica sintassi descritta dal sito schema.org.

Sono disponibili tantissime tipologie di informazioni che è possibile taggare con i microdati: prodotti di un e-commerce, indirizzi di negozi e attività locali, date e luoghi di eventi o concerti, annunci immobiliari ecc…

A seconda dell’informazione che vogliamo identificare, dovremmo usare una sintassi piuttosto che un’altra seguendo l’esempio riportato dal sito “schema.org”.
È possibile inserire i microdati all’interno dei tag HTML oppure usando una sorta di “riepilogo” utilizzando il linguaggio JSON-LD.

Ad esempio, se sul mio sito voglio taggare le informazioni della mia attività che si trovano nel footer o nella pagina dei contatti, nel sorgente HTML scriverò un codice simile a questo:

<div itemscope itemtype="https://schema.org/LocalBusiness">
    <h1><span itemprop="name">NOME DELLA MIA ATTIVITA'</span></h1>
    <span itemprop="description">descrizione della mia attività</span>
    <div itemprop="address" itemscope itemtype="https://schema.org/PostalAddress">
      <span itemprop="streetAddress">Via della mia attività</span>
      <span itemprop="addressLocality">Modena</span>,
      <span itemprop="addressRegion">IT</span>
    </div>
    Telefono: <span itemprop="telephone">123-456-789</span>
</div>

oppure posso aggiungere in un punto qualsiasi del codice sorgente questo snippet:

<script type="application/ld+json">

    {
      "@context": "https://schema.org",
      "@type": "LocalBusiness",
      "address": {
        "@type": "PostalAddress",
        "addressLocality": "Modena",
        "addressRegion": "IT",
        "streetAddress": "Via della mia attività"
      },

      "description": "Descrizione della mia attività.",
      "name": "NOME DELLA MIA ATTIVITA'"
      "telephone": "123-456-789"
    }

</script>

Conclusione

Avete mai notato che in alcuni risultati di ricerca su Google si trovano piccole informazioni proprio sotto la descrizione della pagina? Ad esempio, le “stelline” sul ranking di un prodotto di un sito e-commerce. Molto probabilmente sono informazioni recuperate proprio dai microdati. Avere questi piccoli dettagli, rende il risultato più interessante e lo distingue dagli altri aumentandone la possibilità di essere “cliccato”.

Inserire i microdati nel proprio sito, quindi, è una delle “best practice” che aggiunge informazioni più dettagliate alle nostre pagine web.
Non è fondamentale, ma migliora la qualità della nostra pagina web.